Ecco qualcosa di sicuramente interessante: adattabile a qualunque tipo e misura di coltura, ci mostra un altro lato delle piante.
Introdotta in parecchie fiere in Europa da General Hydroponics, ha riscosso grande successo sia fra i visitatori che fra i giornalisti in tutti i Paesi, tanto che le immagini hanno fatto il giro di tv e giornali.
I contatti sono stati innumerevoli e il pubblico ha richiesto dettagli su come approntare una coltura acquaponica in casa propria.
Da questa esperienza nasce questo articolo, con l’intento di spiegare ai neofiti e agli appassionati qualcosa in più su questa tecnica.
Cos’è l’acquaponica?
Si tratta di un’applicazione pratica nata una ventina d’anni fa, un ibrido che coniuga l’acquacoltura, ovvero l’allevamento ittico, e l’idroponica, ovvero la coltivazione di piante in acqua.
L’acquaponica rende inutili il filtro per l’acqua e il fertilizzante per la piante, trasformando l’impianto in un mini-ecosistema autosufficiente in cui i rifiuti vengono riciclati dalle radici, che filtrano così al contempo l’acqua.
Sebbene le tecniche del no soil e dell’allevamento ittico siano molto antiche, la combinazione dei due è recente e si può far risalire ai primi anni ’70.
Studiata in ogni parte del mondo, interessa soprattutto per l’abbattimento di spazi e costi, per la produzione ridottissima di rifiuti comunque organici. Attività ideale nelle scuole, offre spunti educativi permettendo di chiarire il concetto di circolo biologico e di sinergia tra organismi viventi.
Il connubio naturale che lega piante, pesci e acqua è evidente e lampante, e stupisce che la relazione sia stata sfruttata e approfondita relativamente tardi.
I pesci necessitano di un ambiente pulito e ben ossigenato, e di un nutrimento adeguato.
Producono rifiuti solidi e liquidi, che se lasciati accumulare senza un adeguato filtraggio inquinano irrimediabilmente l’ambiente uccidendo gli ospiti.
Nel nostro sistema i rifiuti organici in questione vengono attaccati dai batteri nitrificanti.
Le piante assorbono ammonio e nitrato durante il processo di assimilazione, dopo il quale sono convertiti in molecole organiche contenenti azoto.
Quando i nutrienti a base di azoto hanno svolto la loro funzione, batteri decompositori specializzati iniziano un processo noto come denitrificazione.
Per dirla con parole semplici, durante il processo le piante possono assorbire gli elementi di cui hanno bisogno, eliminando al contempo l’inquinamento e garantendo un ambiente sano per i pesci.
Commercialmente parlando, l’acquaponica resta una nicchia marginale ma in grande sviluppo.
Nelle Isole Vergini un gruppo di ricercatori ha sviluppato un progetto per importare questa tecnica soprattutto negli arcipelaghi dove la maggior parte dei prodotti agricoli devono essere importati e il pescato è in calo.
L’università di Davis in California lavora al riadattamento del concetto di “family farm” (fattoria familiare) prevedendo l’utilizzo dell’acquaponica in ambiente domestico a scopo ludico, educativo, decorativo e per produrre biologicamente su scala medio piccola .
Cosa serve per iniziare?
-Una vasca per i pesci e un supporto per le piante
-Batteri per decomporre i rifiuti dei pesci
-Un filtro per ospitare i batteri e areare la vasca
-Pesci e cibo per i pesci
-Piante
-Regolatori del pH e test, supplementi micro e macro elementi, per supplire ad eventuali carenze nutritive.
Attrezzatura per piante e pesci
Per procurarsi la vasca, i batteri e il filtro per ospitarli ci si può rivolgere ad un negozio di articoli per animali o di prodotti per acquari. I batteri in effetti si sviluppano naturalmente all’interno di questo mini-ecosistema in circa 3 settimane, ma per non correre rischi e non far girare a vuoto il tutto per così tanto tempo vale la pena investire nel loro acquisto, anche considerando che il loro numero può variare e potrebbe essere utile averne a portata di supplementari.